Le Chiese - Chiesa di Mordano


SANT’EUSTACHIO MARTIRE
CHIESA PARROCCHIALE DI MORDANO
 
Il nome Mordano è di origine romana, infatti fa riferimento all’abbondante presenza nella zona di morus (Gelso). Mordano è menzionato per la prima volta come Vicus Moretanum in un documento del 1047 e fu, nei secoli XII-XII, alternativamente sotto la potestà di Imola e di Bologna.
Le famiglie che se ne insignirono furono gli Alidosi, poi i Della Bordella di Imola e, dal 1440, Francesco Sforza. Passerà poi a Caterina Riario Sforza, la quale ebbe anche il merito di ordinare il restauro della rocca. Dopo una breve dominazione del Valentino, Mordano ritornò alla Santa Sede sotto la quale rimase fino alla proclamazione del Regno d’Italia.
Mordano ebbe anche la sfortuna, nel corso dei secoli, di subire tre orribili saccheggi: nel 1175 per opera dell’arcivescovo di Magonza, legato del Barbarossa, nel 1375 per opera del capitano di ventura Giovanni Acuto e, infine, nel 1494 delle truppe francesi di Carlo VIII.
 
 
Originariamente un'unica chiesa dedicata a S. Eustachio, già dei Benedettini, sorgeva 1 km a nord-ovest di Mordano ove ora si erge la Chiesa di S. Francesco; dai documenti quattrocenteschi apprendiamo però che nel sec.XIV i mordansi decisero di costruire entro l’abitato una nuova chiesa (è l’attuale edificio rifatto nel secolo XVIII) che ricordato inizialmente come S. Anastasio assunse definitivamente la denominazione di S.Eustachio. La chiesa era già costruita nel 1442 quando, in un documento, si ricorda, all’interno di essa, l’edificazione della cappella dedicata a S. Antonio. In questo anno la dedicazione era ancora quella a S. Anastasio.
La chiesa attuale si presenta in puro stile settecentesco ed infatti la sua edificazione risale al 1766. Il tempio venne solennemente consacrato dal Card.Bandi il 21 Luglio 1771 e tale avvenimento è ricordato in una lapide che ritroviamo murata a sinistra dell’entrata. Sconosciuto è l’autore del progetto, ma in canonica è conservato un prospetto del tempio stesso firmato da un certo Arc. Ricciardelli.
La chiesa è ad un'unica navata terminante in un’abside costruita solo dopo la II guerra mondiali; in precedenza un semplice muro concludeva la navata stessa. Ai lati della navata si aprono sei cappelle, tre per lato, al cui interno notiamo la presenza di altari, tutti in scagliola e ognuno diverso dall’altro.
Nella prima cappella a sinistra è conservata una tela raffigurante il battesimo di Gesù; questa era anticamente la sede del battistero che oggi vediamo alla sinistra dell’abside: esso è di pregevole fattura e vi possiamo notare lo stemma di Mordano sul quale sono raffigurati un drago e una freccia. Nella terza cappella a sinistra è invece la pregevole tela di G. Zampa raffigurante i Ss. Sebastiano, Eustachio e Rocco sovrastati da un cervo. In fondo all’abside è conservata l’immagine della Madonna delle Grazie, affresco risalente alla fine del Quattrocento o all’inizio del Cinquecento e probabilmente di scuola bolognese. Trattasi di un affresco posto su un unico pezzo di muro del peso circa di 254 kg. Non si conosce l’origine di questo culto, ma sappiamo che essa fu trasferita in un periodo imprecisato, dall’oratorio di S. Bartolomeo alla chiesa parrocchiale e posta in un altare laterale, per poi essere spostata nell’abside dell’altare maggiore nel 1494, durante l’assedio dei francesi a Mordano.
Nel 1737 l’immagine venne poi collocata in una splendida ancona sopra l’altare maggiore e, esattamente un secolo dopo, essa fu portata per la prima volta in processione. Durante la guerra 1940-45, Mordano venne pesantemente colpita tanto che quasi nessuna casa rimase illesa e la chiesa con la canonica crollarono, ma l’immagine non subì danni e così, il 25 aprile 1945, essa venne tolta dall’ancona e posta nell’altare laterale dedicato alla B.V. del Rosario.
Il 27 settembre 1948 la Madonna delle Grazie prende posto nella nicchia preparata nella nuova abside della chiesa arcipretale appena ricostruita dopo le rovine della guerra. Da quel giorno l’immagine non è più stata spostata. Sempre nell’abside osserviamo due quadretti raffiguranti S. Eustachio (a sinistra) e S. Andrea Avellino (a destra). Nella chiesa vi è anche una statua dell’Addolorata (seconda cappella a destra), pregevole opera di carta pesta dei fratelli Graziani di Faenza, che viene portata in processione nella domenica delle Palme e, sempre degli stessi autori, la statua di S. Antonio posta sotto la Madonna Addolorata. Sempre in questa cappella vi è anche un alto quadretto, mentre quello raffigurante S. Vincenzo Ferreri è stato oggetto di furto. Nella Cappella successiva è poi una tela raffigurante S. Carlo, S. Lorenzo e S .Stefano d’Ungheria e ai lati due quadretti raffiguranti dei monaci.
Interessante è anche la “riserva dell’Eucaristia”, databile al XV secolo, posta a destra dell’abside e i quadretti della Via Crucis olografi posti sulle colonne.
La Chiesa è stata restaurata completamente fra il 1973 e il 1974.